Non profit
Istituto Toniolo: «il 60% dei giovani italiani è pronto a emigrare»
A dirlo è Rapporto Giovani, l'indagine nazionale promossa dall'Istituto in collaborazione con l'Università Cattolica e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo. Le mete preferite sono Stati Uniti e Gran Bretagna
di Redazione
Rispetto ai propri coetanei di Francia, Inghilterra, Spagna e soprattutto della Germania i giovani italiani sono quelli che vedono con maggior preoccupazione la situazione del proprio paese e considerano le opportunità che offre sensibilmente peggiori rispetto al resto del mondo sviluppato. Infatti, il 75% degli italiani intervistati ha questa opinione. Rispetto a questo scenario non incoraggiante i giovani italiani non rimangono però passivi. Alcuni puntano su un adattamento al ribasso, quantomeno nel breve periodo in attesa che le condizioni possano poi migliorare; altri hanno maturato la consapevolezza della necessità di rimboccarsi le maniche e diventare intraprendenti o imprenditori di se stessi. Mentre per altri la soluzione è quella dell'emigrazione. Infatti, l'88,3% dei giovani italiani è disposto ad emigrare stabilmente pur di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro. Oltre il 60% è disposto anche a farlo all'estero. Titolo di studio e status occupazionale influiscono poco su questa scelta, perlomeno per i giovani italiani.
Sono questi alcuni dei dati evidenziati dal Rapporto Giovani, l'indagine nazionale promossa dall'Istituto Giuseppe Toniolo, in collaborazione con l'Università Cattolica e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, nell'ambito della quale è stato realizzato un approfondimento internazionale sulla condizione delle nuove generazioni, svolto a luglio 2015 sui più grandi paesi europei (Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna) su un campione di 1000 giovani tra i 18 e i 32 anni rappresentativo all' interno di ciascuna nazione.
Comunque, in quasi tutti i paesi presi in considerazione, più del 50% del campione concorda "Molto" o "Abbastanza" con l'affermazione che l'emigrazione è l'unica opportunità di realizzazione, pur con differenze rilevanti: dal 91% della Spagna all' 88,3% dell'Italia e al 53,9% del Regno Unito. Unica eccezione vale per la Germania, dove questa percentuale si ferma al 47,6% (praticamente la metà rispetto a Italia e Spagna).
Per i giovani italiani i paesi con maggiore attrattiva sono gli U.S.A. con il 17,5%, il Regno Unito con il 14 %, la Germania con il 12,2 %, la Francia con il 3,5% e infine la Spagna con l'1,5%.
Secondo l'indagine per il 74,8% dei giovani italiani (categoria "molto") andare all'estero è soprattutto un'opportunità per fare nuove esperienze e confrontarsi con altre culture contro il 63,4% dei francesi, il 41% dei tedeschi, il 48,8% degli inglesi e il 60,6 % degli spagnoli.
Ma la "fuga" all'estero rimane soprattutto una necessità per trovare migliori opportunità di vita e lavoro per il 45,4% (categoria "molto") dei giovani italiani. Sensibilmente differenti le percentuali dei coetanei francesi con il 15,4%, quelli tedeschi con il 5,6%, quelli inglesi con il 7,7% e quelli spagnoli con il 20,8%.
Sulla scelta di emigrare pesa la percezione che si ha delle opportunità offerte dal proprio paese. Se per tre quarti dei giovani italiani (75,6%) le opportunità offerte dal proprio paese sono "Peggiori" o "Abbastanza peggiori", questo è vero solo per il 20% dei francesi, per il 17% dei britannici e addirittura per meno del 10% dei tedeschi (8,6%). Al contrario, più di un quarto di britannici e tedeschi (rispettivamente, il 25,6% e il 27,4%) concordano "Molto" che il proprio paese sia attrattivo anche per i giovani stranieri; mentre ciò è vero solo per il 9,8% degli italiani.
Concordano con l'atteggiamento di sfiducia degli italiani i giovani spagnoli: pensa che le opportunità offerte dal proprio paese siano "Peggiori" o "Abbastanza peggiori" il 60,9%. Tuttavia, i giovani spagnoli mostrano almeno qualche timido segnale di ottimismo per il futuro: il 34% degli intervistati dichiara di avere "Molta" o "Abbastanza" fiducia nella possibilità che tra tre anni le opportunità per i giovani nel proprio paese di origine saranno migliori di oggi, mentre in Italia gli ottimisti si fermano al 25,4%. Dichiarano inoltre di avere "Per nulla" o "Poca" fiducia il 71,6% degli italiani: percentuale simile a quella dei tedeschi (68,8%), anche se in questo caso, probabilmente, tale "pessimismo" nelle capacità di miglioramento trova giustificazione in una situazione di partenza che viene già considerata soddisfacente. Non è certo un caso, infatti, che la Germania, paese che presenta tassi di disoccupazione giovanile particolarmente bassi, abbia anche la più bassa quota di giovani che considerano le opportunità in tale paese inferiori rispetto agli altri.
«I giovani italiani», spiega Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale alla Facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano e uno dei curatori del Rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo, «non sono una generazione "senza futuro", una generazione "perduta". Sembrano piuttosto una "generazione smarrita" nel senso di chi sta cercando la propria strada e fa fatica a trovarla nel nostro paese».
«Con il rischio quindi – aggiunge Rosina – di diventare anche una generazione "dispersa", non solo e non tanto in senso geografico, ma più nell' accezione di energia non usata in modo efficiente per produrre cambiamento e sviluppo. Con il timore alla fine di essere ricordata come una generazione "sprecata", ovvero non riuscita, nonostante le potenzialità, a raggiungere pieni e importanti obiettivi di lavoro e di vita».
«Al di là dei livelli attuali di disoccupazione e sottoccupazione – conclude Rosina- quello che pesa è Il non sentirsi inseriti in processi di crescita, di essere inclusi in un percorso che nel tempo consenta di dimostrare quanto si vale e di veder riconosciuto pienamente il proprio impegno e il proprio valore. L'Italia presenta attuale, nella percezione dei giovani, la combinazione peggiore in Europa tra condizioni attuali e aspettative verso il futuro. Mettere i giovani nelle condizioni di immaginare un futuro diverso con opportunità concrete di realizzazione è la principale operazione che il sistema paese deve fare se non vuole perdere un'intera generazione».
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